L’ARNO A RAVEZZANO
I grandi fiumi sono l’immagine del tempo,
crudele e impersonale. Osservati da un ponte
dichiarano la loro nullità inesorabile.
Solo l’ansa esitante di qualche paludoso
Giunchetto, qualche specchio
Che riluca tra folte sterpaglie e borraccina
Può svelare che l’acqua come noi pensa se stessa
Prima di farsi vortice e rapina.
Tanto tempo è passato, nulla è scorso
Da quando ti cantavo al telefono “ tu
Che fai l’addormentata” col triplice cachinno.
La tua casa era un lampo visto dal treno. Curva
Sull’Arno come l’albero di Giuda
Che voleva proteggerla. Forse c’è ancora o
Non è che una rovina. Tutta piena,
mi dicevi, di insetti, inabitabile.
Altro comfort fa per noi ora, altro
Sconforto.